L’agricoltura biologica indica un metodo di coltivazione che ammette solo l'impiego di sostanze naturali escludendo l'utilizzo di prodotti di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi), nulla d’ideologico o mistico, ma concreta e severa realtà normativa e tecnica per imprese agricole, allevamenti e industria agroalimentare. La realtà oggettiva e incontestabile è che anche nel 2018 l’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura sostenibile con dignità di legge nell’Unione europea, con tanto di norme tecniche, di etichettatura e di certificazione di processo agricolo, zootecnico e agroindustriale. Sono i governi dei Paesi UE e la Commissione europea che le hanno stabilite e codificate, come per l’unico altro sistema di qualità regolamentata certificata esistenti nell’UE (DOP/IGP). Altrettanto è avvenuto negli USA, in Cina e nella grande maggioranza dei Paesi del pianeta dove si pratica un’agricoltura avanzata e che vivono nella dimensione moderna del mercato.
Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell'acqua e dell'aria, utilizzando le stesse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. Per salvaguardare la fertilità naturale di un terreno gli agricoltori biologici utilizzano materiale organico e, ricorrendo ad appropriate tecniche agricole, non lo sfruttano in modo intensivo. Alla difesa delle colture si provvede innanzitutto in via preventiva,selezionando specie resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione appropriate come: la rotazione e la consociazione delle colture, la creazione di oasi per l’ospitalità di predatori naturali. L’approccio biologico quindi cerca di conservare il biosistema o di restituirlo il più possibile alle condizioni originarie, il principio è che un ecosistema vive normalmente in un equilibrio dinamico al quale contribuiscono sia le specie viventi che il terreno, l’acqua e l’aria: un ecosistema in salute è capace di resilienza, cioè di contrastare i fattori che disturbano l’equilibrio ripristinandolo. Talvolta i mezzi preventivi non bastano e per garantire la produzione l’agricoltore biologico si avvale di prodotti fitosanitari di derivazione naturale, i quali oltre ad una totale assenza di rischi ambientali garantiscono una tossicità pressoché nulla per l’uomo. Ciò premesso, il costo del cibo si può calcolare in tanti modi, di certo quello del cibo ottenuto con la chimica di sintesi e sistemi monocolturali intensivi costa apparentemente meno solo perché esternalizza su tutti i consumatori i propri costi ambientali e sociali.
Nell’agricoltura biologica non ci sono “calendari” o “bollettini” di trattamento, linee tecniche standard e sementi tossicodipendenti che deresponsabilizzano tecnici e agricoltori e consentono di rimediare a mancanze o errori in campagna o in stalla, sfruttando al massimo la nutrizione e la protezione artificiali delle colture per ottenere prodotti con molta acqua e tessuti e assai pochi nutrienti essenziali. Del resto perché l’economia circolare cara all’industria chimica/farmaceutico/sementiera funzioni, mangiare alimenti davvero sani e nutrienti, vivendo in un ambiente pulito, non è strettamente necessario, anzi.